Non ci fu scelta di presidente, ma uno dei presenti si incaricò di dirigere la discussione. Ascoltavo e tutte le mie illusioni se ne andavano. In nessuno era l'idea della resistenza. Scarlatto o rosso l'oratore era mansueto, timido, capace di sciorinare tutte le platitudes della prudenza. Non c'era niente da fare e si mancava di tutto. L'idea più forte era quella di affiggere un avviso per pacificare la popolazione e impedirle di farsi ammazzare così stupidamente, come spettatori a mani vuote, mentre i soldati scaricavano senza pronunciare una parola. Il manifesto per pacificare la gente aggredita a colpi di balistite mi sembrava ingiurioso. Qualcuno ha manifestato la rancida idea giacobina. La truppa fraternizzi col popolo! La truppa non fraternizza mai col popolo! Se ha fraternizzato è cosa del passato. È cosa del '48. Non è che a Parigi, al tempo di Luigi Filippo, che si è veduto simile spettacolo. Gli ostaggi! Chi ha parlato di ostaggi? È roba da cartisti. Allora si credeva che nascondendo Wellington e gli altri ministri, e gli altri personaggi ufficiali, e il principe di Galles, si potesse costringere il Parlamento a concedere la carta della loro riforma. Ma adesso? Morto o scomparso un ministro se ne fa un altro. Che cosa hanno giovato gli ostaggi ai comunardi? La loro morte ha affrettato il trionfo di Thiers. Un moto simultaneo? Ferrovecchi! Quando voi vi sarete impadroniti di Bava Beccaris, del prefetto, del sindaco, della giunta, del questore e di tutti coloro che contano per qualche cosa nel mondo ufficiale, e vi sarete contemporaneamente impadroniti, diciamo, della polveriera, delle caserme, dei telegrafi, della questura, delle carceri per liberare i prigionieri politici, delle banche, perché la guerra senza munizione monetaria è impossibile, quando, diciamo, avrete tagliate tutte le comunicazioni e avrete eliminate tutte
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