Pagina (66/302)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Proprio non ci rimaneva che scioglierci e dirci addio. L'affissione di un manifesto di pacificazione era pericoloso. Poteva dar ragione a Bava Beccaris. Non c'era alternativa: o mettersi alla testa della rivolta, se fosse una rivolta, o tacere e lasciare che gli avvenimenti si svolgessero da sè.
      Il padrone di casa era ansioso. Le pattuglie erano in giro. La portinaia era sottosopra. Ci si è raccomandato di andarcene alla spicciolata come vi eravamo venuti. In pochi minuti fummo tutti dispersi. Io ero con tre o quattro alla distanza di dieci o dodici passi l'uno dall'altro. Alcuni minuti di ritardo e saremmo stati tutti in gabbia. Il delegato, o l'ispettore che fosse, con una frotta di questurini in borghese, era avviato al domicilio del medico, o in quella direzione. Ci disperdemmo vicino al Baj. Durante la notte molti dei convenuti si sono dati alla fuga, alcuni sono stati arrestati, parecchi sono stati ghermiti più tardi e non pochi sono rimasti ignoti.
      La riunione è stata sospettata o scoperta quando eravamo tutti al largo, compreso il padrone dell'appartamento che ci aveva ospitati, il quale era già in viaggio per la via di Lugano. La portinaia fortunatamente ha fatto la stupida per progetto o non ha potuto compromettere alcuno, perché quella gente non era mai passata dalla sua portineria. Ella non ha saputo dire alla polizia se non che erano salite molte persone dal dottore e che fra le molte persone era una signora coperta da un fittissimo velo. La si è cercata per tutta Milano.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Bava Beccaris Baj Lugano Milano