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      Io mi rifugio nell'osteria di fianco. Vi si entra discendendo due gradini. Ha l'aria d'una taverna dei vecchi romanzieri. È tetra, si sente il soffitto sulla testa, e ha i tavoli popolati di facce che paiono ditte di gente istupidite votando i bicchieri. Sono invece persone che si sono salvate scappando "per lasciare passare la tempesta". Nessuno ha voglia di parlare. Ogni fucilata si ripercuote sul loro sistema nervoso come una bastonata. Entra l'avvocato Crosti della Lombardia, Ha l'aria di un uomo che ha buttato via più di una notte. I tumulti non gli hanno dato tregua. Ci salutiamo con un semplice ciao. Ci mettiamo sul tavolo sotto un finestrone a inferriata che guarda in via Stella. Assistiamo per alcuni minuti al va e vieni di corsa degli uomini e delle donne in cerca di rifugio. Le fucilate continuano alla spicciolata, rimbombano spesso sulle pareti come schiaffi.
      Incalzato dalla mia idea di voler assistere al combattimento tra la truppa e gli insorti, rifaccio il naviglio e non svolto che in via della Passione. L'arteria è deserta. Le imposte sono chiuse ermeticamente. Non trovo che un pitocco sdraiato sulla pietra di una cavità sulla facciata di un edificio. Giungo dinanzi alla chiesa della Passione. Un caporale e due soldati sono distesi lungo l'imboccatura di via Vincenzo Bellini. Al di là è il bastione sotto il quale è lo stabilimento Ricordi. Mi si ingiunge di andarmene. Per il cielo è una gazzarra di spari. Filo per la via Conservatorio verso via Stella. È caduta una palla dalla parte opposta al mio marciapiede.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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