Pagina (84/302)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      La parte della cinta del cortile, dimezzata dal cancello di ferro, è sul rialzo dei pedoni, sotto il quale è il binario del tram. Il viale è largo e a due binari, e il convento ha di faccia il casone della farmacia, che incomincia il viale interrotto dal piazzale, sul rialzo dei pedoni, dalla parte opposta.
      L'interno del cortile può essere descritto da un ragazzo. Dinanzi il cancello è la chiesuola del Sacro Cuore con il suo pronao rustico, sotto cui seggono tutti i giorni i poveri che mangiano la minestra distribuita dai frati. A destra è la muraglia addosso alla quale i pitocchi si appoggiano o si distendono a mezzodì, col cucchiaio di legno nella mano sul ventre che borbotta. Nell'angolo è l'entrata al convento propriamente detto. Tra il limitare e la postierla è un andito piuttosto buio con lo sportello a sinistra, dal quale sbuca la testa simpatica del frate Melitone che scodella la minestra e aggiunge, per i più affamati, fette di polenta e tozzi di pane. All'altro fianco del cortile è un portone che non si apre che quando la frateria riceve i carri carichi di legna o di fieno o di paglia o di farina o di pasta. Dall'angolo di questo portone della muraglia parallela all'altra sono due abitazioni: quella del coronaio e quella del signor Roveda, un vecchietto di 70 e più anni, che passa la vecchiaia giocondata dalla presenza della moglie e di cinque figli. È una famiglia della quale tutti vi parlano bene.
      Il coronaio è un uomo alto e brutto. Ha il naso grosso e gualcito degli ubriaconi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Sacro Cuore Melitone Roveda