Pagina (87/302)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Sono piccini, stracchi, stremati, spolpati, anemici, biancastri, che fanno andar via la voglia di vederli. Sono sporchi, puzzolenti con la mucidaglia assecchita sotto i nasucci pavonazzi, con gli occhi incatramati di secrezioni, con le manine vischiose, coi pannolini a sbrendoli, che penzolano pieni di cacherie.
      Le madri non sono vecchie. Sembrano donne state sorprese sullo stradone dalla bufera, che ha loro portato via la fioritura dalle guance. Non hanno pių nulla. Sono volti scarni, mammelle vuote, fianchi sfiancati. Il loro occhio smarrito traduce la fame.
      Gli straccioni sono vecchi e giovani. C'č chi ha il piede nella fossa e chi lo ha appena alla soglia della vita. Indossano abiti frustati da tre o quattro generazioni. Giacchettoni scuciti, chiazzati di untume, coi baveri impegolati dal sudiciume delle zazzere. Cappelli stinti, sforacchiati, con la tesa staccata gių per la nuca o per l'orecchio. Calzoni consumati, che perdono il sedere, che mostrano le ginocchia, che lasciano vedere i malleoli impaltati. Qualcuno sembra un viandante che abbia sospeso il cammino per ristorarsi lo stomaco. Porta appeso alla schiena il parapioggia di cotone mezzo marcio, colle bacchette che scappano fuori da tutte le parti, e qualche altro scalcagnato tiene sotto il braccio il fagotto dei propri cenci.
      A scarpe stanno tutti male. Sono sfondate, slabbrate, piene di buchi e di cicatrici. I loro padroni vanno via lemme lemme, come se avessero i piedi piagati o le dita suggellate di calli scellerati.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302