Dal principio dei tumulti, i frati avevano creduto che le precauzioni non fossero mai troppe.
- Cerina - mi dissero - voi conoscete quasi tutta la "nostra famiglia" che viene a mangiare a mezzogiorno. Non aprite che ai nostri amici.
- Avreste aperto anche ai soldati, suppongo, se ve lo avessero ordinato.
- Subito. Non avrebbero avuto da dirmi che questo: "Aprite.!" perché il cancello venisse loro spalancato.
IL MENDICANTE CERINARACCONTA LA SCENA SPAVENTOSA
Luigi Cerina, con la sua deposizione alla buona, c'introduce nell'intimità del dramma. "Le turbolenze dei primi due giorni mi avevano insegnato un po' di prudenza. Dopo la sollevazione di Porta Ticinese, consigliai i frati a sospendere la distribuzione della minestra. Dicevo loro che la ragazzaglia avrebbe potuto mischiarsi coi mendicanti e far nascere qualche cosa di grosso nel convento. I frati, buoni, isolati dagli avvenimenti, pensavano più allo stomaco dei loro ospiti che alla perturbazione cittadina. Essi si credevano lontani mille miglia dalle operazioni militari. Così non furono del mio parere, e bisogna convenire che non avevano tutti i torti. Chiudere il cancello ai mangiaminestra era facile, ma dove avrebbero trovato da mangiare tutti questi poveri cristi la cui esistenza era basata sulla tazzina calda che dava loro il convento? Sospendendo la distribuzione, avevano poi paura di venire biasimati e di contribuire, senza volerlo, a dare il combustibile alle barricate. I cenciosi, la cui maggioranza era composta di giovani, avrebbero potuto fare del baccano e abbandonarsi cogli altri al malfare.
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Cerina Porta Ticinese
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