Pagina (100/302)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Là, dinanzi al muro squarciato, incominciai a respirare affannosamente. Pareva che avessi sullo stomaco una specie di oppressione. Non appena mi trovai sotto l'atrio del palazzo prefettizio, domandai da bere, perché mi sentivo la gola che bruciava, e una sedia perché non potevo stare più in piedi. Dovevo essere pallido come un morto perché parecchi mi domandavano se mi sentivo male. Io rispondevo che mi pareva d'essere invaso da un languore che mi faceva desiderare un giaciglio. Mi si condusse all'Ospedale ove mi si domandò che cosa avevo. Risposi che potevo essere un po' agitato e li pregavo con insistenza perché mi salassassero subito o mi mettessero le sanguisughe. Nella sala dell'ambulanza medica mi si rifece la domanda di prima.
      - Che cosa si sente?
      - Nulla. Sono un po' fiacco, un po' spossato. Pare che mi manchi il fiato.
      - Non è ferito?
      - Nossignore.
      - Eppure dove c'è sangue c'è ferita. Non vede che perde sangue?
      - Avevo i sandali inaffiati di sangue.
      - Provi a levarsi la tonaca.
      - Non ero più che un'immensa macchia rossa. Il panno della sottoveste, movendosi, si era inzuppato e mi aveva insudiciato tutta la pelle. Mi si voleva mandare all'ambulanza chirurgica, ma per la gentilezza del carissimo dottor Conti mi adagiarono nell'infermeria ove si constatò che ero stato bucato da due colpi di baionetta. Uno mi era stato dato a sinistra, in direzione del polmone, e un altro lungo la stessa parte dell'inguine. Mi medicarono e vi rimasi più di dieci giorni.
      - Che cosa avevate fatto per trattarvi a colpi di baionetta?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Ospedale Conti