Ah, burloni! generali burloni!
Qualche giorno dopo sono passato dalla via Tre Alberghi, dove la Perseveranza ha i suoi uffici. Indovinate chi ho veduto salirvi. Il generale Bava Beccaris in persona. Egli è il padrone di andare dove vuole. Io registro semplicemente ch'egli faceva visite alla Perseveranza. Ecco tutto.
Gli arresti notturni sono infiniti. I cittadini che si dimenticano che Bava Beccaris non scherza, perdono il tempo a ciaramellare per le vie e si trovano alle undici nella rete delle pattuglie. Soldati e questurini vi domandano nome e cognome, chi siete, dove andate evi conducono a San Fedele. Per questa semplice infrazione si passano delle notti nei cameroni polizieschi e si arrischia di andare al Castello o al cellulare come rivoltosi. Ho assistito a scene strazianti. Un povero garzone di osteria che aveva travasato il vino nella cantina del padrone venne agguantato cinque minuti dopo le undici con lo sparato della camicia inaffiato di rosso. L'ho trovato nel camerotto della sezione di questura di S. Simpliciano che si disperava e diceva ad alta voce che lui non poteva stare in prigione perché aveva a casa moglie e figli che lo aspettavano! Il suo caso era così crudele che faceva pietà anche ai questurini. Uno di essi a mezzogiorno gli portò una tazzina di pasta condita con del pane e un quinto di vino. È stata una gentilezza di cuore e la registro.
I borghesi che applaudiscono Bava Beccaris possono invece girellare a tutte le ore. Per loro non c'è coprifuoco. Col passe-partout vanno dove vogliono e quando vogliono.
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