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      Non uno dei soldati che presero parte a questa sedicente battaglia coi rivoltosi è ritornato in caserma ferito o contuso.
     
     
      PARTE SECONDA
     
      L'ARRESTO DEI REDATTORIDELL' "ITALIA DEL POPOLO"
      NARRATO DA UN TESTIMONE
     
     
     
      A me pare una scena che inchiuda Bava Beccaris. Una di quelle scene che sì svolgono con una rapidità straordinaria, e lasciano dovunque tracce di un momento che passa alla storia. Rifacendola per il tuo libro, il mio pensiero si commuove e si contrista come dinanzi una sventura. Gli è come rivivere l'ora tragica, in cui la stampa si lasciava strangolare senza neppure il grido della resistenza legale. Ma non perdiamoci in considerazioni. Tu non ne vuoi. Voialtri del giornalismo moderno non volete che il fatto nudo e crudo. Io crepo a digerire i fatti nella prosa arida. Ma sia fatta la volontà di quelli che sentono l'avvenire del quotidiano diverso dal mio.
      La giornata era il 7 maggio 1898 - una giornata piena di sole. I fatti di Ponte Seveso e di via Napo Torriani avevano fatto scrivere al direttore dell'Italia del Popolo l'ormai famoso trafiletto intitolato: "Ne erano assetati". Lo salto senza commenti, perché tu non hai bisogno di essere sequestrato. Tu non godi i privilegi del Corriere della Sera, neppure in tempi ordinari. Il Corriere della Sera, il quale nei giorni di Bava Beccaris è stato fratricida, ha potuto, senza molestia di sorta, darlo e ridarlo, tale e quale, ai suoi lettori, in tre edizioni consecutive. Il proposito del giornale di via Soncino Merati non può essere sfuggito ad alcuno.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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