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      Credetelo, in certi luoghi si ha più considerazione per i torsoli che si gettano ai maiali. Vuotavano i canestri come se fossero stati sacchi di patate. Rovesciavano sul tavolo tazzine, piatti, scodelle, tegami, stoviglie, senza badare se il condimento dell'insalata andava sul minestrone o se la marmellata si versava sull'arrosto. Erano sgarbati che facevano venire la rabbia. Ma quando si ha bisogno di loro, bisogna tacere. È una grande punizione questa che Dio ci ha mandata. Con lo stesso coltellaccio facevano tutto. Assaggiavano, tagliavano, mettevano sottosopra. Con lo stesso coltello infarinato e impiastricciato di intingoli affettavano la pera, rivoltavano la minestra e il risotto, dimezzavano il pane, facevano in due i limoni, sparavano i polli, dividevano lo stracotto, mettendosi in bocca ora una fetta di coratella, ora una striscia di anitra, tra le risate che facevano male. Riducevano le torte e i pasticci, fatti in casa chissà con quanti sacrifici, in una condizione compassionevole. Siate poveri diavoli e vedrete come è dura la vita. Voi state a casa a darvi del male per mettere assieme un pranzetto come si deve, per il povero diavolo che avete in prigione, correte come una disperata o prendete l'omnibus per farglielo mangiare caldo, e poi vedete che tutto va alla malora, che tutto diventa freddo, che tutto si mescola, le cose giulebbate con la carne arrostita nel brodo succoso e la cipollata col fegato nel piatto delle fragole o dei lamponi grossi come le more. Portate le uova fresche per tirar su lo stomaco a chi ne ha tanto bisogno e poi venite a sapere che gli sono arrivate in cella sfracellate, coi tuorli dispersi per le vivande.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Dio