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      No, accidenti, no, mi ribello! capite, mi ribello! Voi non siete autorizzati a punirmi. Voi dovete rispettare in me il cittadino anche se fossi uno squartadonne.
      Ho perduto. Mi è toccato proprio scopare e mettere fuori le porcherie con le mie mani. La guardia al mio no! di stamane se n'è andata chiudendomi l'uscio sui piedi. Ella mi avrebbe fatto marcire nella puzza e nel sudiciume. Potevo ringraziare Dio - diceva - che non mi aveva fatto rapporto. I superiori mi avrebbero convinto che avevo torto, con dei giorni di pane e acqua.
      Sia fatta la volontà degli altri. Ma se divento io direttore generale delle carceri!...
      Noiosi! gente noiosa! Sono entrati per la seconda volta i battitori e mi hanno stordito. Battono i ferri delle finestre con un gusto e con dei finali che spaccano la testa. Tirlic-tirlac, tirlic-tirlac, tirlac, tirlac! Tirlic, tirlac, tirlic-tirlac, tirlac, tirlac, tirlac, tirlac tirlac, lac, lac, lac, lac, lac!
      Di che cosa avete paura? Come è possibile che io possa segare o schiantare i bastoni di ferro se mi avete fatto svestire e se vi siete assicurati che non è a mia disposizione neppure un chiodo? Se le vostre guardie non sono corrotte, voi potete smettere di sciupare il tempo e il personale per rintronarmi le orecchie!
      Mi è rimasto in mano il manico del chiccherotto e la terraglia è andata in frantumi. È come se avessi rotto una caraffa di cristallo finissimo. C'è tutto il Cellulare sottosopra.
      Il secondino di servizio guardò i cocci con aria di sospetto, fece un'annotazione e richiuse l'uscio.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Dio Cellulare