- Fuoco!
Chiusi tra queste pareti vi accorgete subito che il detenuto che possegga un pezzo di matita lascia traccia della sua passeggiata, quantunque sia proibitissimo insudiciare o scrivere sui muri. In questi segni grafici io non vedo né il grafomane, né il delinquente. Vedo semplicemente l'individuo che dice sul muro quello che non può dire su un pezzetto di carta. Supponete che un condannato di ieri possa credere che i suoi amici, oggi o domani, passeranno per lo stesso passeggio. Non esiterà un minuto a scrivere: "Amici, salute. Condannato a 14 anni e otto mesi. Uscirò il 1913. Coraggio! Salutatemi la Nina. Addio".
Si è detto che la muraglia è il libro della canaglia, perché vi si leggono ideacce che non possono nascere nel cervello dei galantuomini. È dubbio. Io vorrei vedere costoro per qualche anno nello stesso ambiente. A nessuno di noi, liberi, viene in mente di scarabocchiare sui muri i "morte al boia!" State in prigione e vi vedrete un giorno o l'altro trascinati a manifestare il vostro odio contro la spia che vi avrà denunciato, o al giudice per salvarsi, o alla guardia per ingraziarsela, o al direttore per ottenere qualche favore. Le stesse guardie carcerarie, le quali sovente sono vittime dello spionaggio, partecipano di questo sentimento che erompe e trova il suo sfogo sulle muraglie delle casematte, degli ergastoli, dei bagni di tutto il mondo. In Francia i delatori sono perseguitati sulle muraglie come in Italia.
- "Mort aux vaches!"
Ci è toccata la prima ora di passeggio.
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