Si esce volentieri alla mattina, specialmente quando si ha avuto una notte fosforescente come quella passata. Non sarebbe mancata che l'imprudenza di un solfanello per metterci in mezzo alle fiamme. I miei compagni sono quelli di ieri.
Passeggiavano col piacere delle persone che godono mezzo mondo a sentirsi in mezzo all'aria fresca. Il detenuto che ha i capelli ritti come setole piantate nella testa, spingeva innanzi la faccia per sentirsela alitare sugli occhi. Andavamo in su e in giù fumacchiando e sparlando della direzione.
Un compagno ci raccontava che in un libro, che gli aveva prestato il cappellano, era detto che al bagno di Tolone i forzati avevano due arie di un'ora ciascuna. Qui invece ci si lesina anche quella poca ora regolamentare.
Col sistema della direzione che ci conta l'ora dal primo tocco della campana d'uscita al primo tocco della campana d'entrata, il prigioniero del Cellulare non sta mai a passeggio più di cinquanta minuti. Non c'è errore e ve lo dimostro. Siamo in un raggio di cento persone. Ci sono due o tre guardie di servizio. Le celle non si possono spalancare che tirando indietro il catenaccio. Mettete quattro o sei mani ad aprirle tutte, e poi ditemi se gli ultimi non devono uscire otto o dieci minuti dopo. La rientrata ha gli stessi inconvenienti. Perché i primi a uscire sono anche i primi a rientrare. Il regolamento non è oscuro. Dice chiaro e tondo che ci si deve, nei giorni feriali, "almeno un'ora" e maggior tempo "alla domenica". Invece alla domenica ci si rubano degli altri minuti.
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Tolone Cellulare
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