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      Lungo la ringhiera del primo piano, avevano messo Chiesi, Seneci, Cermenati, Federici, Valera, Lallici, Ghiglioni, Romussi. Al secondo piano, Lazzari, Valsecchi, Zavattari, qualche altro socialista, parecchi anarchici e il direttore dell'Osservatore Cattolico, il quale occupava la stanza N. 10, colla finestra sul tetto che gli lasciava entrare l'aria, il vento e la pioggia. Il primo temporale della seconda notte lo obbligò a salvarsi dall'acqua torrenziale che lo aveva sorpreso in letto in mutande.
      I buchi al centro degli usci dei ventiquattro processandi permettevano di andare cogli occhi negli stanzoni in faccia, gremiti di arrestati. Davano a volte l'impressione di un immenso lazzaretto pieno di colerosi, e a volte di lunghi corridoi affollati di insorti che agitavano entusiasticamente i cappelli, i fazzoletti e lemani.
      All'uscio di ciascuno dei ventiquattro, era una sentinella. Al minimo rumore che la seccava, metteva la bocca al buco e diceva:
      - Eh, fate silenzio o vi mando dentro una pallottola!
      Più di uno degli arrestati, per proteggersi dalla "pallottola", è stato obbligato a far chiamare il capoposto. Don Davide, che non ha mai avuto paura di farla a pugni con coloro che lo hanno insultato e come uomo e come prete, nella sua stanza si sentiva a disagio. Temeva sempre che un Misdea qualunque o una sentinella che esagerasse nella consegna lo allungasse cadavere. Una sera, mentre passeggiava fumando un virginia, una sentinella, che doveva essere anticlericale, continuava a perseguitarlo dalla spia dicendogli di non fare fracasso, di buttare via il sigaro che era proibito fumare e di andare a letto se non voleva che ve lo mandasse lui.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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