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      Se il carabiniere non è gentile, il liquido gorgoglia, trabocca dalle labbra e va giù a biscia per lo stomaco. Io avevo sete, ma non ho voluto suggere al cannello comune. Pensavo alla infezione. Ma ho dovuto pentirmene. Un'ora dopo mi sarei lasciato inaffiare il gorgozzule anche da un cannello imbrattato dalle labbra di una generazione!
      Lungo il tragitto è avvenuta una delle solite scene stomachevoli di questi trasporti. Un poveraccio in traduzione si sentiva incalzato da una urgenza corporale.
      - Signor brigadiere, mi faccia smanettare che non ne posso proprio più.
      - Fate silenzio o vi metterò le catene ai piedi!
      Sul pavimento della celluccia, Sono gli anelli infissi nel pavimento per incatenare i furiosi o i pericolosi o i prepotenti.
      Il galeotto turturato dai dolori di pancia era vicino alla mia cella. Udivo che si moveva e si lamentava.
      Qualche minuto dopo, l'ambiente era pestifero. Il miserabile si era sgravato come aveva potuto.
      Gli inquilini gli diedero dell'animale a braccio di panno e del porco senza fine, ma lui si difese dicendo che si fa presto a rimproverare quando non si è nella stessa condizione.
      I discorsi che si facevano erano noiosissimi. I condannati non si occupano che di pane, di reclusori, di regolamenti, di minestra, di punizioni, di guardie buone e cattive e di direttori con o senza peli sullo stomaco. Per me, erano però discorsi utilissimi. Perché mi rivelavano la vita intima del detenuto. Il mio vis-à-vis, per esempio, raccontava che le giornate di traduzione volevano dire, per loro, la fame completa.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302