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      Lo abbiamo comandato a Finalborgo e ci hanno rinviati a Milano.
      Alle due e mezzo della notte del 4 settembre il capoguardia and๒ nelle celle dei condannati politici a dir loro di alzarsi in fretta che si doveva partire.
      Alle tre si trovavano nell'ottagono Romussi, De Andreis, Federici e Valera.
      La cella di Turati era illuminata.
      Vennero ammanettati e cellularizzati nell'omnibus che li aspettava.
      Alla stazione centrale si fecero prima uscire De Andreis e Romussi.
      Quando discesero dal predellino della vettura Valera e Federici, gli altri due erano scomparsi.
      Turati lo si fece partire per Pallanza mezz'ora dopo, in un omnibus piccolo, che lo aspettava nello stesso cortile.
      Egli si era portato via il materiale per scrivere un libro sul socialismo italiano. Ma poi, ricordatosi della sua idea fissa, che in galera non si scrive, smise l'idea per rimpinzarsi di libri.
     
     
      LA "COLOMBA"
      E IL LINGUAGGIO DEI DETENUTI
     
     
     
      La "colomba" e il linguaggio dei detenuti non si possono capire bene che dopo sei mesi di cella in una casa di pena o in un carcere giudiziario, dove la voce degli inquilini ่ perseguitata dalle punizioni che macerano lo stomaco e riducono in una tana sotterranea come tanti animali.
      Una volta che siete passati attraverso questo periodo di segregazione completa, con le guardie di custodia quasi sempre in agguato per sorprendervi in flagrante violazione del regolamento, voi entrate nel periodo di adattamento e incominciate a imparare tutte le astuzie che vi aiutano a modificare la disciplina antisociale che impera nell'ambiente dei reclusi.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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