- L'onorevole Crispi è una vera sfortuna per l'Italia.
Questa vita quotidiana, capace di ammazzare due o tre uomini, è per lui un passatempo. Il lavoro ponderoso, quello nel quale è necessario ch'egli metta i suoi studi e la sua intelligenza, lo fa a casa, mentre altri dormono o si divertono. Dalle sei alle dieci del mattino o per parecchie ore del pomeriggio, egli non si occupa che di archeologia, di storia, di letteratura: Scrive: Milano nei suoi monumenti, Milano che sfugge, Petrarca a Milano, uno studio sul Trionfo della libertà di Manzoni, Sant'Ambrogio o mette assieme un volume di poesie dialettali e italiane che la musa satirica e bernesca produsse prima e durante le barricate del 1848, eccetera, eccetera, eccetera, eccetera, eccetera.
Se sono bene informato, egli è al Secolo da ventinove o trent'anni. Vi è entrato in un modo curioso. Moneta era alla ricerca di un redattore che avesse delle qualità giornalistiche e una coltura che andasse al di là di quella dei soliti giornalisti improvvisati. Un giorno trovò per la strada Leopoldo Marenco, il romantico del palcoscenico d'allora.
- Senta, professore, non saprebbe mica aiutarmi a scovare un giovane che abbia imparato qualche cosa e facilità di scrivere?
Il professore di letteratura si passò la mano sulla fronte.
- Eh, proprio, è difficile. Ne ho conosciuto uno, quello sì... Era un diavolo che sapeva scrivere drammi, novelle, brani di storia, biografie... La sua penna andava come il vento.
- Se è morto non parliamone.
- È vivo.
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