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L'attività dei redattori del Fascio Operaio era infaticabile. Restando al lavoro, tenevano conferenze ogni sera, organizzavano la lega di resistenza ogni volta si trovavano coi compagni, e scrivevano articoli ogni settimana. In due mesi la "voce dei figli del lavoro" seppe preparare e inaugurare un Congresso operaio a cui il Fascio mandava il suo saluto "perché i congressisti erano puramente dei lavoratori che si ispiravano alla loro coscienza di lavoratori"."Siate uomini nuovi, diceva loro. Due siano le vostre stelle polari. L'eguaglianza di tutti gli uomini in faccia alla giustizia e l'indipendenza della personalità umana".
Il Fascio Operaio discuteva i problemi operai, polemizzava coi giornali che si occupavano dei redattori e dei loro articoli, decomponeva, a poco a poco, il Consolato operaio nelle mani dei romussiani, e attaccava, con qualche violenza, la democrazia al dorso del Secolo, chiamandola "vile". Cavallotti, che fino dai tempi del Gazzettino Rosa aveva imitato don Margotti, tenendo nella sua casa il casellario degli uomini pubblici - casellario che se venisse pubblicato adesso sorprenderebbe molti e susciterebbe polemiche infinite - si era occupato anche dei redattori del Fascio e specialmente di Costantino Lazzari, il quale, oltre essere il redattore capo del Fascio, era l'anima del partito operaio.
Per capire l'importanza dell'accusa contro Costantino Lazzari, bisogna ricordarsi che nell'86 Cavallotti aveva già assunto il carattere di leader parlamentare ed aveva già iniziato il sistema di inseguire e snidare i corrotti dovunque li trovava o li sapeva.
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