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      Ho comperato cinque centesimi di sapone, dieci di pane bianco, cinque di patate, tre di cipolle, due d'aglio, tre di sale, cinque di fichi secchi e due di carta per la pulizia. La carta per i bisogni corporali e il sapone non dovrebbero essere a spese del condannato. Come? volete educarmi, e mi impedite di tenermi pulito e di lavarmi come si lavano tutti i cristiani! I fichi secchi ho dovuto gettarli nelle immondizie che raccogliamo nell'angolo. Li aprivo, e uscivano i bachi. Don Davide, mi fece dimenticare i fichi con un motto latino. Sursum corda. Sit gressus ad superiora; melius est ascendere. In alto i cuori. Volgiamo i passi alle regioni superiori; è miglior cosa salire.
      Siamo fortunati che non c'è specchio. Ci spaventeremmo. Sento che la pelle della faccia mi stiracchia da tutte le parti.
      Ho dovuto comperarmi due centesimi di refe per trasportarmi il bottone dei calzoni. Senza bretelle, li perdo. Sono diventato magro, magro. Ho i miei dubbi che si esca tutti. Ho sempre avuto schifo dei sorci. Ma se ce ne fosse uno abbrustolito lo mangerei con l'appetito dei parigini durante l'assedio della loro capitale. È strano che non ci siano topi in questo vecchio edificio. Noi non ne abbiamo mai veduto uno. Ci sono parecchi gatti. Ma rimangono tutti nel cortile e sono sotto la protezione di una guardia alta, addetta alle celle di rigore. Un gatticidio potrebbe costarmi parecchi mesi di cella di rigore e di camicia di forza.
      La ciarla si è ammorzata. Non parliamo più tanto. Una lettera suscitava, settimane sono, una discussione che durava delle ore.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Davide