- Grazie.
- Pagheranno la vettura!
- S'intende.
Alla stazione venimmo circondati da una moltitudine che aumentava di minuto in minuto.
Entrammo in un vagone di terza classe. È stata una vera sorpresa. Non eravamo mai stati così bene.
Prima che suonasse il campanello della partenza, un signore ottenne il permesso di salire sul predellino a stringere la mano a Federici.
- Faccia buon viaggio.
- Grazie.
Il signore era commosso. Federici con le mani legate non aveva potuto stringergliela come avrebbe voluto.
- Partenza!
Il maresciallo ci salutò con un gesto della mano.
Al reclusorio trovai il capo guardia in collera.
- Lei si lascia intervistare!
- Da chi?
- Lei si lascia intervistare dai giornalisti per dir male del Reclusorio.
Mi vennero in mente parecchi giornalisti che erano venuti a trovarmi nel camerotto indecente della Corte d'Appello di via Clerici. Chi sa che cosa mi avranno fatto dire!
- Lei si lamenta!
- Certamente che io sto meglio fuori.
- Non doveva entrare se non le piaceva!
- Non ci sono venuto spontaneamente.
- E va bene, loro hanno sempre ragione!
- Mi faccia leggere questa intervista e le dirò se quello che ho detto è esatto.
- Gliela farà leggere il direttore!
I LAVORATORI DELLA QUINTA CAMERATA
Erano dei mesi che intisichivamo dietro la speranza che un giorno o l'altro ci avrebbero restituiti il calamaio e la penna. Senza la distrazione di vuotarci la testa coll'inchiostro, non sapevamo che infelicitarci con discussioni pessimistiche o nere fino in fondo. Non vedevamo che delusione e dolore.
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