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      Io mi risospingo a quel tempo felice, come il vecchio crivellato dagli anni e dalle battaglie che si compiace spaginare il libro vissuto. Vi dispiace, mia bella signora? Non vi mettete paurosa la mano gentile dove io nascondevo folleggiando i trasporti. Sono troppo gentiluomo per passare col piede sulle reliquie di una passione che scaldammo insieme. Mia cara, come ci amavamo, come ci adoravamo allora! Io coll'entusiasmo dei vent'anni, voi coll'anima trionfante e assetata dei ventotto. Io cercando nelle vostre braccia morbide l'obblio dell'obblio patito, voi il poeta e l'atleta che vi facesse trasognare nei poderosi abbracciamenti. Guardiamoci indietro, Bianca. Un cumulo di cenere fredda. Frughiamola colle stesse molle. Nessun sussulto. Addio ebbrezze credute eterne. Noi non viviamo pių del vostro foco. Ve lo sareste immaginato, mia superba Signora, quando ci sorrideva la fede, quando l'uno viveva dell'altra? Eppure tutto č stato sciupato. Una notte, vi rammentate? Il fogliame del vostro giardino bisbigliava agitato dalla vivezza dell'aria che civettava nei vostri riccioli scomposti sulla fronte. Io, coi gomiti sui cuscini di seta, smarrito dietro un corteggio di nubi che si sbocconcellava pel cielo, aspiravo una delle vostre cigarelle profumate. Pensavo a voi, pensavo al fascino dei vostri occhioni bagnati di piacere, a quell'ora piena d'ansia in cui mi gettai ai vostri piedi implorando il perdono di amarvi. Che ragazzo! mi diceste con una voce che traduceva la vostra emozione.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Bianca