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      Ti ci smarriresti dietro per quarti d'ora, incantata, imbambolata, senza dartene ragione. Guarda questa vetrina femminile Ricche vesti imbottite che ti si drizzano davanti cariche di merletti, di blande, di gale; pieghettate, sgonfiate, orlate, che lasciano già delle code lunghe, a piazzali, superbe come i tacchini. Cappelli che ti mettono il tittillìo pei tessuti dorsali. All'Ugonotte, alla Rembrandt, alla Mousquetaire. E che piume, mia cara. Piume che sono un soffio, un alito, un sospiro. Importazione dal Canadà, dal Mississipì, dal Centro dell'Africa. Rosse, aranciate, verdi, gialle, turchine, azzurre, violette e qualche volta l'iride insieme. Uccellucci piccini, che spuntano dalle ali o mettono fuori le testoline dai cespugli messi lì con garbo o restano soffermati sulle gambucce, colla graziosità aristocratica del pavone. Quali manine dilicate hanno dato vita a quella gazzarra di monellucci? E tuttavia quale differenza tra l'ornitologia naturale e artificiale? Quali più belli, questi o quelli dei nostri campi? Non c'è confronto. I nostri, appartengono alla natura che li nutre. Volano, pispigliano cinguettano, intuonano melodiose canzoncine che vanno proprio al cuore. Se mi ricordo del chiaccherìo che gustavo in fondo al bosco, sdraiato sotto al vecchio pioppo, nelle splendide giornate! Vi udrò ancora o piumati amici, o unici compagni della mia giovinezza? A questi invece manca il soffio. Hanno l'occhiolino di vetro, il becco inzafardato di giallo o i piedini che paiono ragni accidentati.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





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