Vorresti dare un calcio al comune, al bi a ba e al bi u bu e a tutta la scolaresca sbracata che urla o piange e ti costringe a smoccolarle il naso e a rinsaccarle il lembo sporco e giallo della camicia. Ma poi! Volgiti indietro. Una schiera lunga, interminabile di spostati che fanno ressa sull'uscio della tua scuola? Un esercito alla conquista di quel pane che tu buttasti allegramente dalla finestra prima di averne ghermito un tozzo pių abbondante. E non crederli, veh! tutti tamburini della guardia nazionale. No, mio caro. Fra loro trovi dei giovani che come me o come te hanno amoreggiato colla gloria, che come me e come te hanno intravveduto la California e l'Eldorado. Vedili un anno, due anni dopo. Scarmigliati, laceri, smagriti, affranti. Colla fronte corrugata, cogli occhi incassati, colle guancie rientrate. Poveri giovani, poveri illusi. Vuoi tu aggiungere un'unitā alle migliaia di migliaia? Vuoi tu provare la irritazione del digiuno, la miseria di un pranzo che non viene mai? Guardati dalle fole. A pancia vuota non si dipinge, non si scolpisce, non si scrive. T'impigrisci nello svogliataggine, t'indebolisci nei desideri e diventi l'inerzia che cammina. Il calore che ti entusiasmava - che ti rendeva orgoglioso - che ti faccettava il banchetto si perde nei piedi spedatė e a poco a poco esso non sa pių neppure riscaldarti. Non parlo per invidia, nč tradisco i proponimenti filati nelle dispute che facevamo sotto al pergolato - sazî di letture. Voltati dalla mia parte. Non ti sembro un documento?
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California Eldorado
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