Pagina (13/237)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Sono due mesi che gironzolo intorno a un uomo il quale è forse l'unico ad aver fede nel mio avvenire. Egli vede in me un futuro.... un cane grosso. Ed io ripeto queste fandonie alla mamma perchè, poveretta, ne ha bisogno. È vecchia ed io sono il suo albero. Guai se le mancassi. Dovrebbe provare anch'essa le torture.... Ma il cielo non sarà così crudele - non vorrà costringere una madre dai capelli bianchi a stendere la mano.... Dio, Dio, quali pensieri negreggiano la mia mente.... Via Arturo, calmati e aspetta che la mia esperienza giovi almeno alla tua causa.
     
     
      CARISSIMO ARTURO,
     
      Da quando ti scrissi, la mia posizione se non è peggiorata non è neppure migliorata. Dal signor Gerolamo non vado che una volta ogni quindici giorni. Cosa vuoi, fino a che i miei abiti mantenevano il colore, e non sentivano dell'affezione accanita, non provavo titubanze. Ma ora che me li vedo sbiaditi, lucidi alle articolazioni, coi pilucchi ribelli ai malleoli: ora che le scarpe piegano sull'asfalto e il cappello suda la scandellatura, subisco delle revulsioni e non arrivo sul suo uscio se non dopo una viva lotta. Non mi vinco che quando vedo la mia povera mamma. È per lei - per lei che vive in buona fede - per lei che vede nel prossimo tanti santi - che violento me stesso e subisco umiliato la risposta che mi vien data dal suo servitore: "Il padrone ha lasciato detto che c'è niente di nuovo." Quante volte mi sale il sangue alle guancie e quante volte sono lì lì per scoppiare in una bestemmia: buffoni!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Dio Arturo Gerolamo