Tempi!
L'unico, il solo asilo che mi accogliesse senza reticenze si è chiuso ieri. Santo Iddio! Ma perchè non fanno le riparazioni d'estate, quando gli uccelli scorribandano per l'aria in mezzo alla luce d'oro che disperde il sole e la vita è dovunque a sorsate per tutti? Se sapeste o signori impiegati, quanto male fate ai poveri, colle vostre riparazioni fuori di tempo. La Biblioteca per un poveraccio senza casa, è quello che si suol dire un nido, una capanna, un seno caldo. Vi sono distese delle stuoie pulite, è accesa una stufa che manda calore fin che se ne vuole, ci sono dei tavoli, dei calamai, dei lembi di carta, delle penne d'oca e dei libri da saziarsi. Si va là, si passa il tempo leggicchiando o fingendo, e se per caso avete dovuto riandare per forza dolorose storie sotto le stelle, potete adagiare le vostre guancie sulla guancia del libro e dormigliare le ore perdute. La consegna - si intende - è di non russare.
Alle cinque il campanello dà fuori come un pazzo per avvertirci che è l'ora del pranzo. Qualche volta mi prende voglia di strozzare il portiere. Ma lui là, sul margine, rubicondo, tondo, v'incalza: andiamo signori! Venite via coi topi di libreria, coi casellari ambulanti, colle biblioteche portatili, cogli affamati che andranno in cerca di un altro ricovero. Gli ultimi sono anche i primi. Alle nove meno un quarto della mattina, battono coi piedi la generale. Passeggiano impazienti sul pianerottolo o giù in galleria e si dilungano in catene sulle scalinate, come gente sospesa, che non ha tempo da perdere.
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Iddio Biblioteca
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