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      È come se si sentisse un lagrimone sospeso sull'uditorio. Tutti hanno bisogno di un movimento per non piangere coll'infanticida.
      - Ma penso anche che ove questa povera madre riuscisse a convincersi, che sua figlia rea e confessa, è veramente l'autrice di sì abbominevole misfatto, queste madre, dico, si alzerebbe con noi tutti, asciugandosi le ciglia, a ripudiare e a invocare su lei la giustizia di Dio e degli uomini.
      - No! no!
      È la voce della Maria. Quanto strazio in quelle due negazioni.
      - Il mio compito è terminato. Voi sapete più di me, che una società senza costumi, è una società per lo meno in decadenza. Come sapete che i grandi delitti perdonati, segnano il grado morale in cui si trovano le nazioni. Davanti a voi avete una tigre. Essa ha incominciato col gettare al primo che chiese, ciò che vi ha di più caro e di più inviolabile per le fanciulle ed ha terminato col mettere sotto ai piedi il frutto dei suoi trascorsi, per legare il nome alla pagina più esecrata degli annali giudiziari: l'infanticidio. La donna che uccide sè stessa.
      Compulsando la vostra coscienza, ricordatevi che siete padri, che avete delle figlie e che la società aspetta da voi, suoi rappresentanti, un verdetto che la liberi da una belva e che la vendichi del massimo degli oltraggi inflittole.
      La superficie capelluta dell'accusatore, ch'io vedevo appena, scomparve e il pubblico sbalordito avrebbe applaudito, se il presidente non avesse minacciato di far sgomberare la sala.
      Un po' coi gomiti e un po' urtando riuscii a sbucare e a uncinarmi alla sbarra.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Dio Maria