Ve la figurate, questa povera martire dell'amore, disillusa nel sogno di donna e di amante, sbattuta a terra dal disprezzo, mentre sono in lei la vita, la gioventù, la bellezza, che protestano e anelano alla grandezza degli amplessi? Ve la figurate tremante, smarrita davanti alla realtà di un importuno in via di maturazione, mentre i suoi occhi vedono uscire dall'ombra la mamma, i parenti, gli amici, il vicinato, i conoscenti per avventarlesi contro colla maledizione sulle labbra? Ve la figurate ancora scarmigliata, col lenzuolo tra i denti, contorcersi nei dolori spaventevolmente spasmodici, mentre il piccino nasce, senza che le sia permesso di gridare, di chiamare al soccorso, di domandare due goccie d'acqua per le sue labbra che bruciano, per le sue tempia che cuociono? Ma chi vi assicura, o signori, che non sia stato il vagito primo che abbia infuriato la mano della delirante sull'innocente? Chi vi assicura che il delitto non sia stato consumato senza la volontà della puerpera, anzi malgrado la puerpera - vale a dire quando la ragione aveva lasciato il posto al deliquio? O voi, signore, che siete state almeno una volta madre, dite a questi uomini, qual'era il vostro stato e quali erano gli indicibili spasimi che pativate dando alla luce una creatura! È egli possibile essere in possesso delle facoltà normali? So la vostra risposta, o signori Giurati, o signori Giudici. Voi avete le terribile prova fornita dal medico. Buon Dio! Egli ha constatato le tracce delle dita sul feto!
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Giurati Giudici Dio
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