Pensiamo ai quindici anni della derelitta che singhiozza sommessa.... Pensiamo che condannandola faremo della figlia un numero e della madre un cadavere.
Il ghiaccio era rotto - l'impressione profonda che aveva suscitato il P. M. era forse vinta - il pubblico era forse guadagnato, ma i giurati rimasero di bronzo.
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Un'ora dopo il capo, con voce imperturbabile, lesse:
Quesito unico: Č egli vero che Maria Alferozzi, nella notte del 24 aprile, si rese colpevole d'infanticidio - strangolando la propria creatura appena nata?
Sė, a maggioranza. Non ci sono circostanze attenuanti.
L'accusata cadde riversa sulla panca.
Il pubblico che susurrava, fu salutato con un'altra sfuriata di campanello.
Io qualche volta, penso ancora a quella povera fanciulla e a quella povera madre.
Chissā che entrambe non siano morte.
Dal mio sfogliazzo.
Lungo la nullaggine delle vie spopolate, un giorno, quando mi aspettavo tutto all'infuori di un'amica, mi sento toccare la spalla.
- Giorgio?
Divenni rosso come un gambero cotto. Una giovane agghindata, coi guanti di Scozia, che aveva il sangue freddo di chiamarmi sorridendo - io che non valevo due soldi vestito! Balbettai un scusi....
- Ma che scusi d'Egitto! Dammi del tu come una volta.
Meravigliando, cercavo nella memoria, frugavo nei ricordi, nella vita da fanciullo, senza trovar faccia che le rassomigliasse.
- Rina.
- Rina!
- Giā, io in persona. E che c'č di strambo? Contami su. E la mamma, e Ortensia? Stanno bene?
Da qualche tempo i miei affetti dormicchiavano seppelliti dalla miseria.
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