- Gaijnon vecc e senza giudizi! Bell'esempi che te ghe dee ai ti fiu!
Non so mica per qual ragione, ma lo compativo.
- Lu ch'el faga piasč de intrigass in cą soa. Mi sont bonna mi, de coreggi. Se de no el sa come va faa. Lu el po' andą!
E colle figlie? A volte per un nulla dava loro dei potentissimi schiaffi.
- Sont mi chi inscģ che comanda. E mi sont bonna de tegniff in gamba, vel disi mi, s'el savģ no. Oo imparaa de mia mader. Con lee no gh'era de sbrottą ona malarbetta.
Tolta questa sua furia manesca che si impadroniva di lei, appena qualcuno la contraddiva, era un'ottima donna.
Quando dall'osteria, in cui andava a lavare i piatti dalle sei alle dodici e dalle quattro alle otto per sette lire al mese, portava a casa gli avanzaticci, ne dava a tutti tranne che a lei.
Ma il pił indiavolato dei sabbati, era quello in cui Gigia ed Elena lavoracchiavano per la domenica. L'una lavava nel secchione la calze che l'altra aveva appena rattoppate. L'una cuciva gli stivaletti che scompisciavano dalle risa e l'altra rammendava la veste impossibile o il corpetto che non aveva pił forma. E il busto? Quante volte non le ho vedute impazientite, rovinare gli occhi e sciupare delle ore, per rintanare una stecca ribelle, una stecca che puntava nella pelle, una stecca scellerata che si ostinava a domandare grazia per amore o per forza, quando occorreva loro per domani una fascetta per sorreggere se non altro il seno? In qual momento di disperazione, che non avrebbero dato per due lire e cinquanta centesimi - il prezzo di un busto?
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Gigia Elena
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