- Giovanni, gli dicevano i suoi avventori, vuoi venire a darmi una mano di bianco al soffitto della cantina o alla facciata della bottega? Ma il più delle volte era in prigione. Quella benedetta sorveglianza, non sapeva rispettarla. Era capace di tirar diritto tre mesi e poi traccheta! o non entrava all'avemaria della sera, o andava fuori dalla cinta daziaria prima d'averne ottenuto il permesso dalla questura. Uno, secchionaio tirolese, che aveva lasciato da parecchi anni l'aria viva e fresca dei suoi monti per la cisterna cittadina. Tre, girovaghi, di quelli che si perdono pei mercati e le fiere di provincia a vendere la polvere topicida o la radice incartocciata che i villani in buona fede, comperano per calmare il dolore dei denti. E per ultimo, tre cenciaiuoli che vanno vociando pei vicoli e pei cortili dalla poveraglia: strascee! Questi due ai facevano notare per la gelosia di mestiere. Non si salutavano e non si dicevano un ette per qualunque bisogno avessero. Entrambi, alla mattina, quando non pioveva, sedevano sul gradino del loro uscio, vôtavano i sacchi, accendevano la pipa, e in mezzo al nugolo di fumo separavano le pezze bianche dalle nere. Chi ne ammontichiava di più, traduceva il trionfo con una fregatina di mani.
Una sera i ragazzi del più vecchio, tornati dal lavoro, trovano il loro padre disteso in mezzo alla stanza, cogli occhi spaventati, i pochi capelli indiavolati, il pugno sinistro serrato come una minaccia. Il primo pensiero che balenò nella testa di quegli infelici, fu che Beppe fosse l'assassino.
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Beppe
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