Tanto è ciò vero, che è necessario uno studio profondo solo per distinguere la cognata dal nipote, lo zio dal padre o la matrina dalla moglie.
La loro forza è l'unione. Ciascun membro, non può e non deve avere una testa propria. Il più anziano, che è il capo, è lui che fa tutto. Lui che pensa al gesso, ai colori, agli arnesi per la lavorazione. Lui che segue gli avvenimenti funebri. Muore Cavour? Distribuisce tanta materia per 30,000 Cavour. Muore Vittorio Emanuele? Inonda la Lombardia del re che non è più. Quando invece non ci sono morti illustri - fa copiare le statue più in voga e preferibilmente quelle un po' scollacciate.
- Il nudo è più ricercato.
Il cibo quotidiano è alternato. Dopo la minestra viene la polenta e dopo la polenta viene la minestra. Io mi ricordo quando avveniva la distribuzione della cena. Se era la sera del gran minestrone di fagiuoli, verze, carote e patate, due uomini portavano fuori in corte la caldaia appesa per le orecchie ad una bacca di ferro. La massaia che si succedeva per "giro," le braccia ignude, il corsetto slacciato fin dove spunta la linea mammellaria, curva sulla capace buca, in mezzo al fumo che si squagliava sotto alla grondaia, il mestolo nella mano, dava a ciascuno in ragione della età la propria parte. Se invece era la serata della polenta, il capo, dopo che gli altri l'avevano menata e rimenata sul focolare e rovesciata come un immenso blocco giallo sul tavolo, si faceva innanzi col filo di ottone, la tagliava per diritto e per traverso e ne dava un fettone su ogni mano - senza che mai qualcuno dei membri si dolesse del più e del meno.
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Cavour Cavour Vittorio Emanuele Lombardia
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