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      Una sera dunque, mentre cenavo colla famiglia che mi ospitava, mi venne il prurito di domandare: - Che ne è della Clotilde?
      - L'innocentone!
      - Vi giuro che non so mente.
      La mamma mi fissò per sincerarsi che non dicevo una bugia e curvò la testa senza smettere il lavorio mandibolare.
      - In giornata è meglio avere dei debiti che avere delle ragazze.
      Lo due sorelle alzarono gli occhi come per dirmi: bestione!
      - Voi altri genitori vi logorate la pelle per dar loro da mangiare e tirarle su all'onore del mondo. Bel compenso che ne traete. Domani, quando hanno ancora la camicia sporca, si presenta loro il primo stupido o il primo ladro, e tutto è finito. Voialtri genitori che avete patito la fame per non farle soffrire, ora che siete vecchi, adesso che speravate qualche aiuto, crepate! È la solita storia. Ma se credessen i me tosann de fa la vaianascia, se sbaglien! El disi mi che se sbaglien.
      - Ma che cosa c'entra questa mezza predica colla scomparsa di Clotilde?
      - Lo so io che cosa c'entra. Quel pover vecc de sôra, adess che l'è su amalaa e ch'el gavaria inscì tant bisogn de la soa tosa, el po' morì d'on accident. Gh'è nanca on'anima che ghe porta un biccier d'acqua!
      Ma dove è questa Clotilde?
      - Ma se l'ho ditt: a Santa Caterinetta.
      - A Santa Caterinetta? a far che a Santa Caterinetta?
      La buona donna sbarrò gli occhi per vedere se davvero io scherzassi, e subito dopo alzò le mani intrecciate sul ventre.
      - Adess, quella povera crista, tocca a lee. I ommen, quand'j' hann impregnaa, ghe dan ona pesciada.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





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