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      L'attività del padrone era straordinaria. Lui lavorava continuamente e non poteva capire che un garzone punto interessato, stesse lì un minuto a fiatare.
      Appena di sopra, mi piantò col sedere su una delle "stanghe" del carretto perchè non andasse, come si suol dire, calle gambe all'aria.
      - Ti Buratton, regordet de insegnagh polid i post e de fal cognoss de per tutt, che inscì dopo l'andarà de per lu.
      - Ch'el lassa fà de mi.
      - Ve raccomandi, tra tutt duu, de minga sbaglià, neh? L'amara lasciatela giù alla Gigia in Verziere; il cognac e la Francia, che sono queste due pinte... Stee attent! Sono della Giulietta in Pont Veder. A proposito, Enrichetta? Enrichetta? Varda un po' se gh'è de là la mia tosa?
      - Cossa te ghe, papà?
      - Guarda la partita Giulietta. Ha pagato l'ultimo conto?
      - No.
      - Fach fœra la fattura. Questi sono venti litri di mistrà che porterete al Bertolla; il fiasco della menta lo sai. È della Rosa in Porta Garibaldi. Poi, quando avete finito il giro, passate da P. Nuova a prendere i fiaschi vuoti dell'offellee in sull'angol.
      Legati che furono le corbe e i fianchi, Bertolla si mise dietro il carretto a puntare - Uh!
      - Speciee! speciee ! Maladetto asen d'on asen, se ghe fudess minga mi.... No l'è bon de tegnì a ment on cristo!
      E senz'altro prese Buratton pel ganascino e non lo lasciò che sui tre fiaschi dimenticati.
      - Te vedet se te ghe giudizi? Noo l'era on alter viagg, quest chi? ma già a vialter ve ne importa on'acca. Intant che fee quest d'on mestee fee minga quell'alter.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





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