Pagina (102/237)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Questo giovine che immagazzinava ingordamente la scienza, io l'avevo riconosciuto fino dal primo giorno. Aveva fatto con me le scuole elementari. Me lo ricordavo pei suoi occhioni bagnati in un languore viziato e pei suoi capelli lunghi e fini come seta. Stefano m'aveva anch'egli riconosciuto? Qualche volta mi codiava coll'occhio, ma erano lampi. Si rituffava subito in quel pozzo di scienza dal quale non usciva che per abbondarci.
      Un giorno, non so come, gli cascò dal tavolo un libraccione che mi toccò la punta del piede. Lo raccolsi affettando una carta premura.
      - Grazie.
      Alle due coi libri sotto al barbazzale, strisciò nel vuoto un mezzo saluto.
      Me gli inchinai.
      Continuammo non so quanti giorni a salutarci con una simpatia crescente.
      - Che libro legge? mi domandò egli prendendosi il volume nelle mani. Silvio Pellico? Ferrevecchio!
      Per paura di prendere una cantonata non mi arrischiai a contraddirlo. Ero lì commosso sulla pagina ove è ricordata la gamba seppellita del povero Maroncelli.
      - È un libro che fa nausea. La rassegnazione dallo scrittore mi ha indignato.
      - E se le dicessi che mi ha rimescolato le viscere?
      - Idealismo, mio caro. Siete un ragazzo che dimostrate di avere in cassa del cuore. Ma se valete ascoltare un consiglio, guardatevi dal veleno somministrato nel giulebbe. Se ne provano poscia la amarezze. Nutritevi di scienza e cominciate ad attingere nelle vasche di Büchner e Moleschott.
      Ricascai nelle mie Prigioni, ma la mente era distratta. Pensavo a quel fanciullo che mi dava del ragazzo e dei consigli.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Pellico Maroncelli Büchner Moleschott Prigioni