Pagina (103/237)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quale audacia!
      Alle due uscì apparentemente solo, ma ci trovammo entrambi sulle scale.
      - Scusate se vi ho detto francamente la mia opinione. Io sono d'avviso che se la gioventù avesse una guida che l'avviasse addirittura sullo stradone che conduce alla grandezza del vero, ci si risparmierebbe l'ingrato lavorìo di recere la scoria che abbiamo inghiottita coma roba buona e nutriente.
      - Permettete, ma chi può dire: questa è la verità vera e questa è la verità falsa?
      - Un bimbo appena svezzato. Non credete mai che a ciò che potete supporre per via di induzione o a ciò che voi o gli altri hanno potuto constatare. Poichè la verità, sappiatelo, è come l'analisi chimica. È esatta o non è. Si è col vero o contro.
      La logica mi sbalordiva ma non mi persuadeva. Stefano mi frugava negli occhi - forse per sapere so sì o no approvavo lo sue parole enfatiche.
      - Oh, ma sentite. Avete una strana rassomiglianza.... Cavatemi dalla curiosità. Non siete voi certo Giorgio?
      - Sì, signor Stefano.
      - Volevo ben dir io! Lo sai, sono fisionomista quanto Lawater. Una volta che ho veduto uno non mi scappa più. E nota che ti trovo un po' magro.
      - Di' pure allampanato.
      - Come va, di' sù. Studî, studî? Ma lascia, caro mio, i romanzi. I romanzi sono nella letteratura quel che la donna è nella vita. Ti adescono, ti distruggono con delle fiammate che muoiono e ti lasciano prostrati e vuoti a macerarti nel rimorso. La patria ha bisogno di torsi di ferro e non di gioventù evirata. Dove pranzi di solito? Mio caro amico, io ho sempre avuta una predilezione per Béranger fino a quando non sapevo a memoria le sue ariette birichine.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Giorgio Stefano Lawater Béranger