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      Gli uomini sdrucciolano nei calzoni che si cinghiano ai lombi, impagliano i piedi nelle scarpaccie a bullette fitte e via, alla chetichella, come frati minori, da Tonio il sartore e barbitonsore - la quarta o la quinta autoritą campanilesca, dopo la moglie del segretario a trecentosessanta. Le paesane, colla bambinaia alle tette, la marmaglia svezzata gił per le spalle, gli indumenti sulle braccia, discendono dai ballatoi scricchiolanti, a tentoni, nello scurastro, cercando il filo moribondo sgusciante dalla fessura della stalla. Ivi, girondolate, nel fiato bianco delle giovenche, le ginocchia inchinate sulle seggiole, le mani al dorsale di esse, sboccano l'ave maria, il pater e il chirie al pianto sguaiato della minutaglia umana e ai muggiti dei ruminanti - ultima degradazione degli organi vocali.
      Terminata la prece, si strigliano e si spalmano le treccie con olio di ravizzone, si danno una mano d'acqua al collo e alla faccia e a una a due, escono, le orecchie e le mani infazzolettate e vanno in chiesa a sginocchiare, a ringraziare Domineddio di aver loro lasciata un'altra giornata da vivere, e a scongiurarlo di tener sempre la "sua santa mano" sulle loro teste.
     
     
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      Il batacchio impazzava per lo spazio e io incominciavo a provare un tepore morbido alla schiena e alla caviglia. Ma ce n'erano volute della ore. Il fieno vi accoglie a vi preme dappertutto co' suoi fili flessuosi e ne trattiene il calore, ma la paglia, ah la paglia! rigida, indomabile, vi si sdraia sopra leggera leggera, barricandovi e pungendovi colle sue mille punte e lasciandone scappare dai pertugi innumerevoli, la caldezza che il vostro povero corpo manda fuori inutilmente.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Tonio Domineddio