Che momento, che trepidazione, signora! Voi mi metteste la mano nella mia, forse senza saperlo, forse pensando a una mano conosciuta. Io, vi ricordate? Intenerito, incapace di balbettare una parola di conforto, mi abbandonai inconscio, colle labbra sul molle dell'avambraccio e vi stampai lagrimando non so quanti baci. Ho commesso un delitto lasciando andare sbrigliato il cuore dietro voi, sul vostro sentiero? Ma dite, Madama, č tutta mia la colpa? Lasciandovi vedere nuda come Galatea, pių superba e pių vezzosa di lei, abbandonando la bocca, la leggiadra vostra bocca, dispensiera audace di follie sensualizzate, sulle mie carni, sui miei capelli, sulle mie orecchie, non m'avete voi detto di essere uomo? Quando di notte, io vicino a voi, vi entusiasmavate e deliravate e mi dicevate parole di fuoco e parole spaventevoli - vi ricordate? Le prime alludevano a un amore insoffocabile - le seconde a un uomo cha odiavate perchč colla sua bonomia, colle sue gentilezze, col suo bene vi impediva di peccare. Quante volte, Madama, vi ho raddolcita parlandovi di scandali, di tribunali, di giudici e quante vi ho conciliata colla catena matrimoniale, quella catena che detestavate con degli slanci insuperabili! Dite, sono colpevole se ho provato delle emozioni, se ho aspirato, se ho sognato, dimenticando che io ero il domestico? Sono colpevole se il muscolo ha battuto violentemente in quel minuto che pronunciai la frase sciocca, la frase che vi ha tanto indignata? La notte che incominciava il venerdė, la testa sullo stesso guanciale - il respiro che respirava col vostro, vi rammentate?
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Madama Galatea Madama
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