Quando fate conto di andarvene?
- Prima che spunti l'aurora.
- Vi ci mettete della poesia? Ah! Ah!
Mi guardò un'altra volta movendo verso l'uscita.
- Dunque, volete proprio andarvene?
Accennai di sì.
- Sì?
E mi si buttò alle spalle di peso e cademmo sul letto.
*
* *
Passammo sei mesi assetandoci e dissetandoci ogni notte in un lago di ebbrezze paradisiache, ebbrezze che nessuna lingua mortale sa ridire. Tuttavia, dinanzi alla zia Bounfond o a Monsieur, ch'essa aveva preso a tutoreggiare con qualche sollecitudine, Clara, era con me più severa di prima. Mi sgridava per delle piccolezze.
- Giorgio, guardate questo coltello? Oppure: perchè non avete consegnate subito le lettere al signore? È così che vi hanno insegnato a servire i signori?
Ma che me ne importava, se alle dieci essa mi colmava di carezze e di baci e se essa, con un abbraccio mi faceva dimenticare che la terra è popolata di servi e di padroni e che la disuguaglianza delle classi è utopia di qualche cervello malescio?... Ditelo voi supremi amplessi, ore beatizzate nella battaglia, minuti indicibili, trasporti divini e voi occhioni pieni di fosforo, suggellati tante volte dalle mie labbra ardenti! Oh amore, oh santi, entusiasmi, oh desiderî febbrili, o voi tutti sensi esagitati, ditelo, ditelo quanta felicità trovavamo là, soli, al cospetto di una lampada che proiettava sul mogano la luce rossastra, allacciati, trasfusi, muti in una idea, in un'estasi, in un delirio! Clara il tempo, gli uomini, i destini ci hanno divisi e noi non siamo morti.
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Bounfond Monsieur Clara
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