Non sai tu che senza di noi non ci sarebbero il telegrafo, il gaz, il vapore....
- Ci sarebbero lo stesso, sta quieto. Le scoperte non sono privative dei mangiatori di greco e latino.
- Tu sei un bestione, ed io uno stupido a discorrerla. O miei compagni, o paria dell'istruzione, che sopportate filosoficamente i motteggi della ragazzaglia ignorante, a che giova, dite, la vostra abnegazione?
- Io constato un fatto solo. Che voialtri siete inutili, noi no. Ci vuol altro che piagnucolare sugli "orrori" che commette la generazione che lavora. Bisogna produrre, farsi su le maniche e mettersi a sgobbare. Ma che mi parli tu di abnegazione? Perché mangi pane e coltello, perchè dormi con me a cinque lire al mese, perchè ti metti i piedi nei giornali che rubi al padrone di casa che finge di non accorgersi, perchè non ti fai fare un abito che nell'anno bisestile? Bagatelle, mio caro. Io non sono professore, nè dò lezioni di rosa, rosæ, oculus, oculi nè sciorino alcuna virtù e nemmanco cerco di farmi compiangere. E tuttavia ascolta se non dovrei meritare il tuo elogio. A diciannove anni, con qualche istruzione, cammino per le vie col berretto orlato di queste parole in lana: fattorino - sarta Blaquer. Porto il mio scatolone di casa in casa, accetto volontieri la mancia, scopo la scuola e il magazzeno tulle le mattine, lavo i piatti della famiglia alla sera, e, arrossisci! io giovine, vado giù dal salumaio a comperare gli avanzaticci per delle fanciulle vispe, gaie, rosee, - pazzerelle, che disperdono buffate di salute in mezzo alle risate argentine, alle canzoni allegre, alle golate di gioia.
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Blaquer
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