- Qua la mano, buon Giorgio. Per noi non non c'è che la rivoluzione.
- E facciamola una buona volta!
- In due?
- I figli d'Italia si chiaman Balilla.
- Pusilli e non Balilla. Gioventù sifilitica la nostra. Gioventù ulcerata che porta sotto la suola la libertà dal pensiero, che cerca i patimenti umani in braccio alle prostitute e in fondo al bicchiere e che ha un alto disprezzo per tutto ciò che è nobile, grande, generoso. Gioventù frolla, anemica, gioventù prostrata al dio della vittoria, che non ha visceri, cha non ha palpiti, cha non ha entusiasmo se non per la bancocrazia. Baldracche in falde....
- In nome dei martiri di Mentana....
- Un pugno d'eroi che non è più.
- In nome del sonno allora? Perchè come tu or me vedi, domattina io filo La "leva" mi chiama.
- Come, come, in coscrizione? Addio mia bella addio - e l'armata se ne va - e se non partisco anch'io....
- Sarebbe una viltà.
- Un corno. Noi tuoi panni farei fagotto.
- Disertare la bandiera del re galantuomo?
- Le anime grandi non si lasciano irreggimentare: non patiscono il freno. Le loro ali starnazzano per l'universale libertà.
- In che modo?
- Valicano monti, attraversano mari - se la intendono piuttosto coi selvaggi che soffrire il giogo. Senti, io ho fatto la campagna del sessantasei con Garibaldi e vada! Quello là era Leonida e Washington. Ma ho sempre detestato la vita militare.
Alzarsi tutti a un'ora, al suono infernale di un tamburo, di una tromba, soffocare la libertà individuale sotto un'odiosa livrea, discendere al cenno di un caporale, lavarsi, muoversi, mangiare, dormire a cenno di un caporale; manovrare, spazzare, cucinare, lustrare, imbiancare, contare uno due uno due al cenno di un caporale, ah, no che ne morrei!
| |
Giorgio Italia Balilla Balilla Mentana Garibaldi Leonida Washington
|