- Dio cane! disse il commissario aspirando fiorentinescamente le parole, codesto è uno sciamannato cialtrone. Un po' di zaino, dio cane! e gli passeranno lo smorfie.
Presentai loro la gamba.
Me la tastarono. Dieci, quindici, venti dita su a stringere, a palpeggiare, a pizzicare.
- Ahi!
- Taci giù, saloppasch del boia!
- Ma signor Maresciallo?...
La fortuna fu che in quel momento mi vennero i crampi davvero. Era forse la preghiera della mio povera mamma? Mi rizzai in tutta fretta, allungai lo stinco per rattenere i muscoli irritati e contorsi gli occhi per dimostrare il dolore.
Le zucche quadrate, compresa quella del signor sindaco, piegarono davanti alla realtà.
- Quante miglia sareste capace di fare in un giorno!
- Poche, per questa vena. Non vedono come è gonfia!
Ci fu tra loro battibecco: se assolvermi o condannarmi alla riforma. Ma vinse la maggioranza.
- Inabile!
Lorenzo? Io ti rivedrò ancora! Madama Blaquer? Io porterò ancora il tuo scatolone! Fanciulle appetitose, cicciose? Giorgio vi servirà ancora, ammiccando, la colazione.
*
* *
Il portone, sul cui frontale ondeggiava malinconicamente il cencio savoiardo, era stivato da paesani e da paesane che protendevano la bocca e le braccia impazienti e impaziente di sapere. Appena uno discendeva, gli si facevano incontro: e così? a l'è andada maa?- Pover bagaij! La madre, l'amante, le sorelle dello sventurato, si mettevano il grembiale o la cocca del fazzoletto da testa agli occhi e giù a piangere come tante fontane.
| |
Maresciallo Blaquer
|