Se invece al così? rispondeva un salto, una fregatina di mani, un'alzata di cappello, usciva dalla massa compatta un respiro sentito, che riassumeva contadinescamente il piacere di vederlo libero dalla catena militare. Come aveva ragione Lorenzo. Me lo figuravo lì, colla sua bella faccia a luna piena, a provarmi cha la coscrizione è una barbarie, un assassinio, un furto umano. Che legge è mai questa che sequestra la proprietà - del vecchio padre - la proprietà sua, mantenuta col suo sangue, col suo sudore, per farsi un aiuto nella vecchiaia? Legge fatta da chi? questa che spazza le piazze e le case delle forze cresciute pei campi e per le officine? O ma chi siete voi che stendete la mano rapace sulla gioventù che non è vostra? E voi povere donne che avete munto il latte, che avete perdute le notti intere, che vi siete gelate le mani d'inverno per lavare, scrostare i patelli dei vostri piccini, piangete ora che non avete più figli. Oh sì la patria, aveva ragione Lorenzo, la patria; nome enfatico, vuoto di senso, se la patria è un centauro cha distrugge le più belle speranze alla vecchiaia. Nome sciocco e crudele, se per patria si intende irreggimentazione di tutti i cervelli, di tutte le gambe, di tutte la mani, chiamate e chiamate a uccidere delle altre gambe, delle altre mani, degli altri cervelli.
La commissione si sciolse.
La brigatella, fatta schiava dalla legge di ferro che rompe la volontà personale, braccio sotto braccio, la piuma di gallina o di pavone rasente il cacume del cappello, rompendo in grida di gioia, si avvia all'osteria dei Tre Merli.
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Lorenzo Lorenzo Tre Merli
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