Pagina (139/237)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Sculacciavano sull'uscio, mettendo lo loro manine nella polvere bagnata, inzaccherandosi fino alla faccia. Io non avevo bisogno di spiegazioni. Il quadro era troppo commovente.
      - Abbia pazienza Giorgio. Facciamo una polentata insieme.
      - Alla buona, senza preamboli, veh?
      Arturo, colui che aveva bazzicato in casa delle Muse, si scamiciò, ruppe le bacchette, accese il fuoco, risciaquò il calderotto e sudò e menò la farina in mezzo alle fiammate che lo investivano e bruciavano,
      - Siedi e mangiamo, Giorgio.
      La madre distribuì il fettone ai figli ed uscì con loro.
      Divorammo senza scambiarci una parola.
      Me la sentivo al gorgozzule.
      - Se si potesse avere un bicchierotto di vino. E mi tolsi dal portafoglio due lire.
      - Scusa, sai, ma noi non si beve vino tranne che nel giorno di Natale - da quattro o cinque anni. Quando avevo la mia vignola.... L'ho venduta all'antivigilia del matrimonio. Un matrimonio col tridente alle reni.
      - Se tu non mandi a prendere del vino io muoio strozzato.
      - Corro da Tonio.
      Sostai. Quanta negrezza! quanta poverezza!
      - To', bevi, Aspetta che ti lavo il bicchiere.
      - Alla tua salute.
      - Alla tua.
      - Adesso sto meglio. Dicevi, dunque, di esserti maritato col tridente alle reni?
      - Nè più nè meno. Ci si mise di mezzo il parroco, il sindaco, il segretario, i carabinieri, il vicinato, i genitori e un pochino anche le minaccie. Erano tutti contro di me.
      - L'avevi? Ho capito.
      - Io mi scalmanavo a dir loro che con quattrocentocinquanta franchi all'anno non potevo prender moglie. Ma il sindaco mi tappava la bocca.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Giorgio Muse Giorgio Natale Tonio Aspetta