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      E dire che da giovine mi mandavo a mente dei canti interi dell'Ariosto! Sì, adesso mi ricordo. Sedete, mio bravo giovanotto. Eh, quello era un tempo ancora.... C'era la mia povera Marta. Ve la ricordate? Che donna! Uno stampo tutto antico. Un vero mosaico patrizio. Oggi? Belle donne, le donne moderne! Tutte quisquilie, tutte civetterie, smancerie, ninnollerie. In mezzo a loro, non fiuti il profumo patriarcale delle nostre matrone, ma provi il disgusto di un olezzo che dà le vertigini, e lascia amaro in bocca. Ma guai a lasciarsi scappare questa verità in pubblico. Vi buttano alla testa delle parolaccie: Fossili! Pio Albergo Trivulzio! Vecchioni! Quando ho sciorinato davanti alla moltitudine, il programma che mi proponevo di svolgere alla Camera.... Allora avevo anche di queste ubbie! Ho accennato alla questione femminile. "Signori: L'Italia è fatta, ma gli italiani sono da rifare. E a chi tocca questo altissimo compito? Alle nostre donne. Ch'esse ritornino ai focolari, alle virtù antiche, alle grandezze patrie delle donne romane...." Lo credereste? Invece di applausi, ho sentito un susurro che voleva dire: rettorica: non annoiateci! I giornali, tranne la Perseveranza, l'organo magno degli uomini più assennati del paese, mi canzonarono e scrissero che il mio discorso era "il rancidume degli imparaticci." Fui stomacato e non volli più saperne di candidature. Ma ritorniamo a noi. Dunque dicevate mio bravo giovanotto? Ve lo ripeto, se fossi riuscito deputato, il vostro posto sarebbe stato al mio fianco.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





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