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      - Auf! L'abbiamo passata bella.
      Facemmo un minuscolo quadrilatero intorno al taumaturgo.
      - Bravo.
      - Ella ha salvata la baracca.
      - Noi le dobbiamo l'esistenza.
      - Oh perchè?
      - Perchè questo mese, se non capitava questa manna, non si pagavano le mesate.
      - Siamo così in ribasso?
      - Ho un disimborso di 49.60 che adesso però iscarsello.
      - Non faccia "mano bassa" lei. Ci siamo anche noi, ci siamo. Noi che abbiamo gli stessi diritti.
      - Finiamola, quanti ne abbiamo del mese?
      - Ventiquattro.
      - Bè, se ci pagassimo subito, eh?
      - L'idea è buona. Che ne dice lei, signor ingegnere?
      - Fate come volete ma e le cause?
      - Le cause sono sbattute al punto che non meritano la spesa di un centesimo. Tutti fittaiuoli e coloni che non hanno più un cavolo.
      - Eh, allora?
      - Allora soggiunse il segretario, quello che sarà sarà. Ma intanto importava affermarci col credito. Sapete diversamente dove ci si metteva? Se non era Corte d'Assise, per lo meno sulla pubblica strada. E ho famiglia, io. Sono tredici anni che consacro i miei studi a questa associazione la quale se non ho saputo rendere indipendente non è mia colpa. Datemi un grosso capitale e vi giuro io segretario, io dottor Serafini, di mettermi i soci in saccoccia e nel baule l'associazione.
      - Cromwel!
      - Un grosso capitale!
      - Qui sta il busillis.
      - Un anno fa era forse ancora possibile.... me ora.... Il credito non lo si impone.
      - Eppure io troverò l'uomo. Anzi spero di averlo trovato.
      - Come, come?
      - Ma per carità, state zitti. Se uno di voi si lascia sfuggire una parola la è finita.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Corte Assise Serafini