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      Oh signore, signore che malaccio!
      Oggi che riapro gli occhi non mi par vero. Tutte le mie articolazioni erano infiammate. Non potevo muovere un dito, un piede, il collo, un braccio senza che mille punte d'aghi infocate mi trafiggessero con lena rabbiosa. Che spasimi, che spasimi, vergine santissima addolorata! Passavo dalla zona torrida al polo glaciale, senza attraversare i periodi di gradazione. Dal freddo che mi faceva scrosciare i denti, alle ondate calde che mi asciuttivano e mi mettevano una sete che il decotto non spegneva. Farneticavo, straparlavo, chiamavo dei nomi sottoterra, dicevo delle insulsaggini, delle stramberie. Una notte, mentre i malati respiravano il loro fiato graveolente, avventai un grido che turbò tutta la crociera. Bestemmiai contro Iddio.
     
     
     *

      * *
     
      Subî una cura energica. Le pennellate d'olio di colcontiglia mi fecero nascere dappertutto un subisso di crosticine piuttosto grigiotte. Le ventose.... Quante ventose mi applicò l'infermiere! Non mi lasciava tempo d'urlare. Mi scopriva, metteva sul letto la cassetta dei vasetti di vetro pieni di stoppa che accendeva e punfeta! Giù sulla pelle che mi portava via. Madonna ! madonna! La replica era più crudele, più assassina. La fiamma linguettando, mi ripiombava sulla sleppa spellata a bermi per mezzo minuto il sangue. Io gridavo basta! basta! Ma l'infermiere era di bronzo.
      - Perchè siete così cattivo? Gli domandavo sfinito dal dolore.
      - Eh, mancherebbe che si stesse qui ad aspettare i comodi degli ammalati!


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Iddio