Pagina (166/237)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      La chinina, questo reagente, questo febbrifugo potentissimo, mi ha messo nella testa un balordone, un ronzio sordo, cupo che mi annebbiano il pensiero e mi avviluppano in un sonno agitato. Quante ore svogliate, quanti sbadigli!
      Oggi il dottore mi ha "ordinato" un quinto di vino e un ala di pollo - perchč mi vuole in "forze" per domani. Quale nuovo tormento m'aspetta? Sono tutto gonfio. Gonfiori all'avambraccio, alle giunture, al metatarso, alle mani, alle tempia. E come sono giallo! Mi sono fatto prestare da mio sventurato vicino uno sghembo di specchietto e mi sono visto orribilmente sconciato. Ho la faccia invacchita come un baco da seta.
     
     
     *

      * *
     
      Ho dormito un paio d'ore. Un tumulto, un sogno, uno spavento. Mi ballavano intorno degli scheletri dei quali mi scivolava per vani della vita la scricchiolatura degli ossami che si baciavano tarantellando. "Indietro! Indietro!" Ma assiepati, urtantisi, mi si facevano pił vicini con delle risate che mi imperlavano la fronte di sudore. Il pił alto, colui che torreggiava tramezzo alla tregenda, la dentiera sguarnita, le occhiaie forate, le spalle cave, i costati ad arco, mi protendeva le braccia come per stringermi nel gelato amplesso. Indietro! Indietro! Trattenevo il fiato dalla paura. Ma il capo della geldra sghignazzava e sussultava. Abbiate pietą o morti cittadini. O che volete farmi morire? Eccoli, eccoli tutti ai miei piedi. Sento le loro dita lunghe, aspre sulla coperta che mi sdrucciola. Ah! eccoli pił sfacciati.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237