Puah! Una vera porcheria. Ma intendetela una buona volta. L'inserviente d'ospedale non è mestiere per tutti. Qui si esigono uomini e donne pazienti - senza fiele - senza muscoli ribelli - nati fatti per compatire anche coloro che insultano. Persone direi quasi evangeliche, di una bontà innata - premurosi - solleciti - larghi di consigli - generosi di parole dolci - dispensieri di speranze. Oh se sapeste come è triste l'ammalato - come è intollerante - come è uggioso e quanto soffre! Via, siate buoni coi poverelli.
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Tu, buon Antonio, sei nato più per essere quartiliere di caserma che a soccorrere gli infelici. Non dai mai retta ad alcuno - bestemmi - sacramenti - incollerisci. Porgi le medicine o i cibi da ingollare, in guisa da farci sentire il peso della tua condiscendenza. Ci dai il pitale o il pisciarolo con dei modi che tradiscono l'animo tuo infiammato. Ci fai aspettare delle mezz'ore, dell'ore cose urgentissime. E come imbocchi, Dio degli dei! Per nove giorni ho dovuto subire la tua mano che mi dava la pappa, ma credilo, qualche volta, invece del cucchiaio, avrei addentato le tue dita. Sei troppo aspro, troppo sgarbato, troppo eccitabile.
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E anche tu, suor Matilde, anche tu lasciamelo dire, non sei imbevuta di precetti cristiani. Il tuo linguaggio sente assai della superiora e i tuoi servigi puzzano molto di padrona di casa che è stufa dell'ospitato. Ma la croce che ti spenzola dal fianco, la croce che ci fai baciare nelle ore critiche, non ti suscita nulla, non ti rammenta il Golgota, non ti dice ch'Egli, il gran Cristo, è morto per la salvezza comune?
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