Pagina (180/237)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Libero di sbracciarmi in faccia al sole, di tuffarmi nel naviglio, di scaraventarmi da una delle gugliette del Duomo, di morire di consunzione famelica. Questo sono libero di fare. Ditelo voi, scorze di poponi, quante volte le mie labbra si sono abbeverate in voi e quante volte ho sedato il tumulto dello stomaco inghiottendovi. È a voi cui debbo la vita più che agli uomini, a voi, unico mangime concesso ai poveri che non hanno il coraggio di mettere le mani sulla proprietà altrui. O libero arbitrio, o libero arbitrio, quante buassaggini in tuo nome!
     
     
     *

      * *
     
      Oh va! Anche da te mi disgiogo, Signore! Tu hai mentito come il più gramo dei mortali. Mi ti sono prosternato pregando e accettando umilmente i tuoi decreti di bronzo. A' tuoi capricci, alle tue percosse, alle tue collere, alle tue nequizie, ho curvata la fronte e ho baciata la falda del piviale che mandava profumi in tuo nome. Ma ora mi ribello, mi sottraggo per sempre. Sono stufo di aspettare sginocchiando la clemenza che non viene mai, stufo di pazientare ruminando preci insulse - preci fatte per gabellare la poveraglia che supinamente crede. Che ti avevo e che ti ho fatto io, perchè bestialmente tu compia un'altra vendetta negra, bassa, più bassa che le cose umane? O Altissimo, o patrono, o salvatore, ascoltami: Se esisti perchè dài agli uni i patimenti, agli altri le ricchezze? Se non esisti perchè citrullescamente consumeremo il fuoco dell'anima adorandoti? Se esisti dov'è la vantata tua bontà, la decantata tua giustizia, l'idolatrata tua misericordia, se punisci gli innocenti e premi i peccatori, se ingrassi il lardo e disgrassi le ossa, se scaldi le stufe e geli il ghiaccio, se sorridi ai forti e prorompi sui deboli?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Duomo Altissimo