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      Dio non ha bisogno di noi. Egli ama il bene, non il sacrificio." In altri tempi sarebbe stato un fervente sansimonista. Conosceva la storia e le teorie di questa setta come il veni Creator spiritus. "Quanta fede in quel padre dell'umanità a trentasei anni! Me lo vedo sempre davanti agli occhi, nella sua casa a Ménelmontant, co' suoi quaranta discepoli. Ampio di spalle, mente serena, occhi pieni di pace trasfigurato come un Dio. E che concetto aveva del sacerdote! Enfantin, lo voleva bello, buono, saggio. Bello, perchè la bellezza vince, buono perchè è lui che dovrebbe congiungere o meglio avvicinare le classi in lotta fra di loro." Don Giovanni, sognava un'umanità senza rancori - un'umanità abbracciata, trasfusa in un benessere generale. - "Ma perchè queste differenze? O non siamo tutti uguali davanti al Signore? Ve l'ho detto, io ammiro Enfantin. Io sono con lui a odiare la miseria e l'oziosità ereditarie. Perchè in fin dei conti, il nodo è tutto qui. Che ciascheduno dia al prossimo la sua parte di lavoro e che ognuno ritiri un adeguato compenso. Non vi par egli giusto, non si camminerebbe via senza tante discussioni sul lavoro accumulato e sulla trasmissione dei beni? Quei poveri villani, santo Iddio, meritano qualche riguardo. Mangiano il pane di meliga tutto l'anno e che cosa si mettono nel granaio?
      Abbiamo in paese quattrocento e più anime e non ci sono che due o tre famiglie che non siano in debito col padrone. È una brutta storia. Io non le predico queste cose per non mettere di mal animo nè gli uni, nè gli altri.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





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